Aprire un ecommerce per poter guadagnare online, è uguale ad aprire un negozio in piazzetta, con alcune differenze per quanto riguarda le spese iniziali.
La partita IVA è obbligatoria, tranne nel caso in cui non superiamo un certo fatturato.
Le spese iniziali di una normale attività rappresentano il primo handicap da superare, con l’ecommerce non si riscontrano spese di fitto locali, almeno per piccole attività già avviate.
Se si ha intenzione di iniziare a vendere online è necessario:
- richiedere la Partita IVA
- richiedere l’iscrizione come commerciante al registro imprese della Camera di Commercio (o come artigiano se si vendono articoli di produzione propria)
- iscriversi all’INPS
- comunicare al proprio Comune di residenza l’intenzione di aprire un sito e-commerce
Il tema si gioca sul requisito della professionalità. Se le vendite online sono ripetute, continue e tali da superare i 5.000 euro annui, si presume il carattere della professionalità dell’attività e, pertanto, diventa indispensabile aprire una Partita IVA, in forma individuale o societaria. Sotto quella cifra, i redditi potranno semplicemente rientrare tra i redditi diversi e non sarà necessario aprire una partita IVA o iscriversi all’INPS.
La vendita online senza la preventiva apertura della Partita IVA ed il pagamento dell’INPS può essere considerata priva di rischi qualora l’attività di e-commerce sia caratterizzata dalla non abitualità (cioè non sia ricorrente), rientri nella definizione di lavoro autonomo occasionale e non effettui ricavi superiori ai 5.000 euro annui.
Nel momento in cui l’attività di e-commerce dovesse rivelarsi fruttuosa (ricavi maggiori ai 5.000 euro annui) e potenzialmente idonea a diventare la principale attività svolta dal soggetto o dall’impresa che ha creato il sito, allora è opportuno procedere alla regolamentazione della posizione dell’attività tramite apertura della Partita IVA e pagamento e registrazione presso l’INPS.